Per esempio... Noi ci siamo 
Il progetto: "Tra immagine ed immaginario: la Città  cantiere si racconta", si pone l'obiettivo di narrare e socializzare, attraverso lo strumento del digital storytelling, i percorsi e le iniziative realizzate nell'ambito delle politiche giovanili vittoriesi, ma anche le personali esperienze di cittadinanza attiva dei giovani che vi partecipano, perchè possano diventare patrimonio comune e consentire maggiore conoscenza e comunicazione reciproca con il nostro territorio.

Emilio

Come ti chiami e quanti anni hai?

Mi chiamo Emilio e ho 19 anni.

Perché fai volontariato e cosa ti ha spinto?

Faccio volontariato perché mi piace davvero molto stare insieme ai bambini e ricordare i momenti della mia infanzia in cui passavo le giornate a giocare. Inoltre attualmente faccio volontariato con i disabili perché mi piace più dare che ricevere.

Hai mai avuto prima esperienze con i bambini?

Sì. Prima di quest’esperienza, durante l’estate trascorrevo una settimana in montagna con i bambini organizzando giochi.

Qual è la parte più difficile del fare volontariato?

Per quanto riguarda la mia esperienza trovo abbastanza problematico far capire ai bambini la differenza tra cosa sia giusto fare e cosa invece sia sbagliato, perché alla loro età non sempre riesco a percepire certe sfumature che un adulto riesce invece a cogliere.

Qual è la parte più bella del fare volontariato?

Secondo me è sicuramente trascorrere del tempo con i bambini e vederli sorridere. Inoltre come ho detto prima, è un’esperienza che fa ricordare i momenti in cui ero bambino.

Lo consiglieresti agli amici e perché?

Lo consiglio a tutti. Molti però controbattono che potrebbero spendere il proprio tempo in qualcosa di migliore, come per esempio studiando o investendolo in maniera più proficua. Il punto chiave è che questi giovani non riescono a comprendere che le ore trascorse a fare volontariato non sono tempo perso, si tratta di arricchimento personale.

Il volontariato ha cambiato la tua vita?

Sì, mi ha cambiato in vari aspetti della mia personalità. Il rapporto con le altre persone e il confronto con esse adesso riesco a viverli modo diverso, sono più umile e meno egoista.

Quale volontariato ti piace di più?

Il volontariato al Piccolo Rifugio l’ho iniziato nel 2011. All’inizio è stata davvero dura, come una scala ripida. Una piramide di conquiste che, una volta raggiunte, sono state bellissime. Lo stesso posso dire del volontariato svolto qui alla Santa Giovanna d’Arco, seppur sia stato meno impegnativo del Piccolo Rifugio. Entrambe le tipologie di volontariato sono magnifiche, ma essendo diverse, non si può fare un paragone oggettivo.

Puoi raccontare l’esperienza che ti è rimasta più a cuore?

Ce ne sono davvero tante! Pensarne a una in particolare lo trovo difficile. Sono i piccoli gesti quelli più significativi. Come ad esempio se due bambini si fanno male e litigano, cerchiamo di spiegar loro che è un comportamento sbagliato. Abbiamo raggiunto il nostro risultato quando riusciamo a trasmettere questo messaggio e far in modo che facciano pace e si abbraccino. Quando invece faccio volontariato al Piccolo Rifugio trovo emozionante il fatto che, pur essendo disabili, gli ospiti della struttura riescano comunque a svolgere piccoli lavoretti, come ad esempio lavorare la carta riciclata o costruire dei vasetti in terra cotta. Personalmente mi colpisce il fatto che, pur nella loro condizione, i ragazzi disabili riescano ad usare al meglio la loro creatività e ad esprimersi come fanno tutti.

Cosa porti a casa dopo una giornata di volontariato?

Sicuramente la felicità e il fatto di essere di buon umore. Alcuni potrebbero controbattere che queste attività mi rendano stanco o stufo, ma rispondo affermando che, ad esempio, quando andava male un compito in classe l’unico pensiero normalmente era quello di andare a casa, riposarsi e non pensarci. Per me invece era diverso: il volontariato era una valvola di sfogo. Invece di tornare subito a casa, andavo a trascorrere qualche ora con i bambini: ciò mi aiutava nell’accettazione di un brutto voto, con la speranza che il compito successivo sarebbe andato meglio, perché i bambini mi facevano sentire felice.

Qual è attività che ai bambini piace di più fare con te?

I giochi preferiti dei bambini sono quelli di squadra come bandierina o nascondino. Si divertivano anche quando li portavo in braccio!

Come gestisci i litigi tra bambini?

Prima di tutto cercavamo di farci spiegare dai bambini cosa era successo ed in seguito di fargli ragionare. Spesso uno dei bambini si assumeva la colpa e, prendendosi le proprie responsabilità, chiedeva scusa al suo compagno.

A che età hai iniziato a fare volontariato?

Ho iniziato a quattordici anni al Piccolo Rifugio e a diciassette qui alla Santa Giovanna d’Arco.

Come sei arrivato a fare volontariato?

Ho cominciato perché c’era una ragazza a scuola che mi ha chiesto di andare con lei a fare volontariato. Inizialmente ero un po' titubante, anche perché avvicinarsi al mondo della disabilità per la prima volta è diverso rispetto ad iniziare con i bambini. Nonostante ciò ci sono andato e mi è piaciuto moltissimo, mi sono divertito e ho iniziato ad andarci una volta a settimana. In seguito al Piccolo Rifugio ho conosciuto dei volontari che erano impegnati anche nel seguire i bambini durante la ricreazione, inventando dei giochi, all’Istituto Santa Giovanna d’Arco. Mi hanno chiesto se potessi subentrare al loro posto come volontario per svolgere questa attività e ho accettato volentieri.

Qual è il tuo motto? Un ideale?

Che non bisogna mai scoraggiarsi e di guardare sempre avanti, nonostante tutte le difficoltà che ci sono, aspettando tempi migliori che sicuramente arriveranno.

Quali sono le reazioni della gente quando racconti che fai volontariato?

Dipende, ci sono due tipi di persone: alcuni mi stimolano dicendo che sono bravo e che piacerebbe anche a loro fare le mie stesse attività. Altri invece pensano che sia una persona strana, dicendo che è brutto fare volontariato. A questi cerco di spiegare che non è così e che anzi, è completamente l’opposto, precisando che non è un’attività che appesantisce la giornata, ma che si può fare con piacere. Perché fare il volontariato è una cosa che viene da dentro, non è un lavoro e nemmeno una cosa da prendere come hobby. E’ un qualcosa che fai perché ti piace e che sei motivato a portare avanti

Mattia

Come ti chiami e quanti anni hai?

Mi chiamo Mattia e ho 19 anni.

Perché fai volontariato e cosa ti ha spinto?

Faccio volontariato perché mi piace fare qualcosa per gli altri senza avere necessariamente qualcosa in cambio. Ho iniziato a svolgere questa attività per provare a mettermi in gioco e fare qualcosa di diverso dal solito. Quello che faccio è rivolto ai bambini e volevo vedere se fossi in grado di gestire certe attività. E poi ovviamente si tratta di qualcosa con cui mi diverto

Cos’è il volontariato per te?

Per me significa non rimanere chiusi in noi stessi ma aprirsi ad altre realtà che ci stanno intorno.

Qual è la parte più difficile del fare volontariato?

La parte più difficile secondo me è svolgere le attività con una certa frequenza; però penso che quando ci si prende un impegno si cerca di rispettarlo. In generale comunque il mio percorso è stato leggero e non troppo impegnativo.

Qual è la parte più bella del fare volontariato?

Per me la parte più bella è quando i genitori e i bambini ti ringraziano; quando magari vai in giro per il paese e i bambini vedendoti ti salutano. È bello quando la gente si ricorda di te e di quello che hai fatto per loro. Quando ero bambino l’animatore era una persona di riferimento, che ti poteva dare molta attenzione ed è bello per un bambino sentirsi apprezzato.

Lo consiglieresti agli amici? Perché?

Sicuramente sì, perché è un’attività che dà molta soddisfazione.

Il volontariato ha cambiato la tua vita? Come?

Sì, sicuramente ha cambiato il mio modo di pormi verso gli altri, mi ha insegnato ad essere più paziente e mi ha fatto conoscere tante nuove persone.

Da quanto fai volontariato?

Non da molto, circa due o tre anni.

In che disciplina i bambini hanno maggior bisogno?

Inglese o Spagnolo, perché sono due lingue molto difficili per loro.

Cosa porti in più a casa dopo una giornata di volontariato?

Sicuramente un po’ di stanchezza, ma soprattutto molta soddisfazione.

Dopo aver fatto volontariato hai ancora energia per fare le faccende di casa?

Se proprio devo sì, ma bisogna dire che una giornata di volontariato ti porta via molte forze e arrivato a casa non ho molta voglia di far qualcosa.

Fai qualche attività sportiva?

Sì, pratico nuoto

È difficile coordinare i bambini nelle attività in palestra?

Sì! Entrati in palestra diventano quasi ingestibili: si sentono liberi di sfogarsi e può succedere di tutto se noi animatori non stiamo attenti.

Qual è l’attivata che ai bambini piace di più fare con te?

Loro si divertono davvero molto quando li porto in palestra per fare i giochi organizzati in cui tutti possono partecipare.

Come gestisci i conflitti tra i bambini?

Prima di tutto li separo e anche se la colpa è di un solo bambino cerco di non palesarlo, altrimenti l’altro crede di poter fare quello che vuole. Si cerca di far capire ai bambini dove hanno sbagliato e che un comportamento del genere non deve ripetersi più.

Quindi i bambini ti ascoltano?

Alcuni sì! Però bisogna sempre cercare di essermi calmi e di fare le cose nel modo giusto.

Cosa ti ha spinto a fare volontariato?

Ho saputo tramite il mio amico Fabio che qui c’era questa attività e per impiegar meglio il mio tempo, ho dato la disponibilità per fare qualche attività. Volevo fare qualcosa di utile.

Qual è il tuo motto? Una frase che ti ispira o che ti rappresenta?

Vivi e lascia vivere. In alcune giornate spesso le cose non vanno nel migliore dei modi, tutto sembra precipitare e andare storto. Alla fine però ogni cosa si sistema, più o meno, e si torna sempre alla normalità. Questo può succedere anche con i bambini.

Jacopo

Come ti chiami? Quanti anni hai?

Sono Jacopo e ho 24/25 anni

Perché fai volontariato? Cosa ti ha spinto?

Mi sono avvicinato al volontariato grazie al mio professore di religione e in seguito ho continuato a rimanere in questo mondo.

Che cosa significa fare volontariato per te?

Il volontariato per me è l’aiutare, il cercare di essere/fare qualcosa che normalmente non siamo spinti a essere/fare. Il volontariato mi dà l’opportunità di fare esperienze che non farei normalmente, apre nuovi orizzonti

Qual è la parte più difficile nel fare volontariato?

La parte difficile è che a volte, dopo un po’ di anni, si tende a volerlo “monetizzare”, quando, secondo me, lo spirito del volontariato è farlo senza nulla di materiale in cambio, ma questo è appunto una “deformazione professionale” che arriva dopo anni di volontariato.

Qual è la parte più bella nel fare volontariato?

È bello conoscere un sacco di gente: in un lavoro normale il socializzare è messo in secondo luogo, mentre nel volontariato è la prima parte, e risulta fondamentale.

Lo consiglieresti agli amici? Perché?

Sì, lo consiglierei prima di tutto perché la gente si renda conto che i loro problemi e i loro successi non sono al centro del mondo.

Il volontariato ha cambiato la tua vita? Come?

Non l’ha cambiata, ma arricchita. Per arrivare a certe realtà è necessario avercelo dentro, in certi contesti uno può essere più portato. Ha aggiunto alla mia vita un sacco di nuove esperienze, incontri, persone.

Che attività del volontariato preferisci?

Non c’è un'attività in particolare. Come ho detto prima si tende a scegliere cose che ci piace fare. La parte migliore secondo me, è poter entrare in relazione con altre persone e vedere come il mio operato è utile per gli altri.

Puoi raccontarci l’esperienza che ti è rimasta più al cuore?

Un’esperienza che mi è rimasta a cuore sia qui che alla San Vincenzo: arrivare qui e sentirsi benvenuto, oppure incontrare per strada delle persone con cui ha interagito e fermarsi per parlare da amici.

Hai fatto altri tipi di volontariato?

Ho fatto varie attività: doposcuola, ho seguito laboratori di disegno, cittadinanza attiva. Ne ho fatte parecchie e non ho intenzione di fermarmi.

Cosa porti a casa in più dopo una giornata di volontariato?

Ci si porta a casa molta stanchezza, ma assieme la consapevolezza di aver fatto qualcosa che ci piace senza imposizione.

Dopo aver fatto volontariato hai ancora energia per fare altre cose?

Sì, ho tempo per fare le cose che mi piacciono.

Quali sono i valori di base che cercate di trasmettere agli adolescenti che arrivano qui?

Tentiamo di far capire ai ragazzi che non si devono vedere come alieni, perciò ci rapportiamo come pari. A priori va fatto un lavoro di consapevolezza.

Per quanto tempo può durare il vostro appoggio come volontari, nella vita di un adolescente?

Dipende molto da persona a persona

I genitori sono coinvolti?

Nelle attività che facevo i genitori non erano coinvolti, soprattutto perché non ce n'era bisogno che venissero coinvolti.

Raccontaci una storia che ti ha colpito….

C’era un ragazzo con me alle superiori che veniva sempre etichettato come “quello della comunità”. Era un ragazzo con cui, come con tutti quelli in comunità, andavo d’accordo. La comunità gli ha decisamente aiutati a diventare gli uomini che sono oggi: uomini normali che lavorano, vivono con le proprie ragazze, e hanno hobby come tutti quanti.

Se avessi carta bianca quali attività proporresti?

Se avessi carta bianca sulle attività mi piacerebbe fare un corso di fumetto con i ragazzi che hanno voglia di parteciparvi, integrarlo con dei cineforum o uscite. Ho tante idee, anche solo il passare una giornata qui non come educatore ma come un semplice pari.

Gloria

Come ti chiami? Quanti anni hai?

Sono Gloria e ho 20 anni.

Perché fai volontariato e cosa ti ha spinto?

Mi sono avvicinata all’Associazione per fare il tirocinio e successivamente ho continuato a frequentarla.

Che cosa significa fare volontariato per te?

Per me il volontariato è mettere il proprio impegno a disposizione di persone che hanno bisogno non solo di aiuto materiale o economico, ma anche bisogno di occupare il tempo in maniera attiva, per esempio come succede con gli anziani.

Qual è la parte più difficile nel fare volontariato?

Entrare in relazione con i ragazzi può essere dura, soprattutto perché qui i ragazzi hanno dai tredici ai diciotto anni e io ne ho venti, perciò l’età è molto ravvicinata, infatti ho incontrato persone che avevano praticamente i miei stessi anni. La parte difficile è stata anche quando ho terminato la mia esperienza qui, e non poter più vedere i ragazzi, dal momento che sono impegnata con l’università.

Qual è la parte più bella nel fare volontariato?

La parte più bella è il rapporto che si crea con i ragazzi; è bello poter conoscerli, crearci un rapporto, ci si ferma a chiacchierare, e si vede come siano dei tipici adolescenti : nulla di diverso dagli altri.

Lo consiglieresti agli amici?

Si, lo consiglierei assolutamente.

Il volontariato ha cambiato la tua vita? Come?

Dal volontariato ho imparato a mettere il mio tempo a disposizione per gli altri e ho imparato a eliminare alcuni miei pregiudizi, come ho aiutato altre persone a eliminare i loro verso alcune persone e situazioni.

Che attività del volontariato preferisci?

Non facevo attività specifiche: affiancavo i ragazzi negli impegni quotidiani, li accompagnavo nelle attività esterne ed ero di supporto agli educatori. Parlare e conoscere i ragazzi è la parte migliore.

Puoi raccontarci l’esperienza che ti è rimasta più a cuore?

Non mi viene in mente un episodio in particolare; penso però che il pranzo, durante il quale i ragazzi si trovano tutti assieme, stando calmi, e andando d’accordo, siano degli esempi di momenti belli; infatti nascono delle conversazioni interessanti, i ragazzi si sentono liberi di chiacchierare e di raccontare la giornata, confrontandosi sulle loro esperienze… Quindi i pasti solo i momenti migliori.

Hai fatto altri tipi di volontariato?

In realtà non ho fatto altre esperienze di volontariato, ma ho svolto il tirocinio in altre strutture, con anziani e disabili.

Cosa porti a casa in più dopo una giornata di volontariato?

Beh, a fine giornata arrivi a casa sfinita, però ti restano le esperienze nuove, un sorriso che ti è stato rivolto, una cosa che ti è stata detta, un discorso condiviso solo con te da chi su di te ripone fiducia. In particolare quando ti relazioni con un ragazzo che è introverso e non si apre facilmente, ti fa sentire bene il fatto di diventare per lui un sostegno o comunque un punto di riferimento.

Dopo aver fatto volontariato hai ancora energia per fare altre cose?

In generale sì, magari i primi giorni bisogna prendere il ritmo, e poi ci si abitua. Dipende anche da quanto tempo dedichi a questa attività, io ho concentrato molte ore nel breve periodo che avevo a disposizione, magari altre persone possono scegliere di svolgere solo due ore al pomeriggio o “al bisogno", quindi diventa più leggero.

Quali sono i valori di base che cercate di trasmettere agli adolescenti che arrivano qui?

I valori che tentiamo di trasmettere sono il rispetto per gli altri, per le cose condivise e la casa, e ancora il fatto di cercare di andare d’accordo con gli altri e imparare a “sopportarsi”. Questo per far capire che non è necessario essere amici di tutti, ma che ci deve essere sempre il rispetto nel rapportarsi con gli altri. Inoltre gli educatori cercano anche di supportare i ragazzi nello studio e nel lavoro, in modo positivo e costante, perché imparino a crescere prendendosi le proprie responsabilità.

Per quanto tempo può durare il vostro appoggio come volontari, nella vita di un adolescente?

L’iscrizione come volontario dura un anno, e la si può rinnovare senza limiti, dipende dalla persona, se è disponibile a dare il proprio contributo in modo continuativo. Con i ragazzi invece riesci a rimanere in contatto fino a quando restano nella struttura. A volte, mi hanno raccontato, che alcuni ragazzi si siano legati particolarmente agli educatori e ai volontari a tal punto che tornati a casa hanno continuato a mantenere i rapporti con le persone che per loro erano diventate significative .

I genitori sono coinvolti?

Sì, quando possibile. Se ci sono progetti come ad esempio feste ed è possibile coinvolgerli li si invita a partecipare, ma ogni situazione è particolare e gli educatori, con i Servizi Sociali, gestiscono nel miglior modo possibile, il rapporto con le famiglie dei ragazzi.

Raccontaci una storia che ti ha colpito….

Beh ad esempio durante i miei ultimi giorni trascorsi qui, un ragazzo si è messo un po’ nei guai, affrontando una situazione complessa, che tuttavia si è risolta grazie al supporto e sostegno che ha ricevuto dagli educatori. Per i giovani è davvero importante avere delle figure di riferimento solide che li aiutino a superare le proprie fragilità. Anche un volontario può essere utile!

Stefano

Come ti chiami? Quanti anni hai?

Mi chiamo Stefano e ho 18 anni

Perché fai volontariato? Cosa ti ha spinto?

Non c’è un vero motivo. Mi è stato proposto dalla prof. Da Ros e mi sono buttato in questa esperienza.

Cos’è il volontariato per te?

Aiutare gli altri e spendere del tempo per la comunità.

Qual è la parte più difficile nel fare volontariato?

Osservare che gli assistiti non prestino molta attenzione alla persona che sta distribuendo i generi alimentari, ma si focalizzano su ciò che ricevono.

Qual è la parte più bella nel fare volontariato?

Far parte di una comunità, sentirsi parte di qualcosa, chiacchierare con i volontari che lavorano con me.

Lo consiglieresti agli amici? Perché?

Sì, perché le persone meritano di ricevere un aiuto, e darlo dà soddisfazione e ti fa sentire bene.

Il volontariato ha cambiato la tua vita? Come?

Sì, mi ha aiutato, migliorando il mio modo di relazionarmi con gli altri. Riesco ad essere meno chiuso verso le altre persone, cerco di essere più socievole

Che attività del volontariato preferisci?

Stare a contatto con le persone, consegnando loro le borse che prepariamo.

Puoi raccontarci la speranza che ti è rimasta più al cuore?

Durante le prime volte che venivo alla S. Vincenzo, alcune persone tra gli assistiti ci hanno ripresi perché pensavano che avessimo scavalcato la fila per prendere gli alimenti, mentre noi stavamo solo entrando per iniziare la distribuzione. La prima volta mi aspettavo che ci fossero meno assistiti, ed inoltre pensavo che l’esperienza di volontariato alla S. Vincenzo fosse solo un servizio, e si limitasse alla sola distribuzione. Invece ho osservato che alla fine si crea una specie di “legame” con gli altri volontari e con gli assistiti.

Hai fatto altri tipi di volontariato?

No. Però vorrei farne, se possibile mi piacerebbe assistere gli anziani.

Cosa porti a casa in più dopo una giornata di volontariato?

La sensazione di aver speso il mio tempo ad aiutare gli altri, perciò di aver fatto qualcosa di buono.

Dopo aver fatto volontariato hai ancora energia per fare tutte le faccende di casa?

Sì, certo.

Come fa una persona bisognosa fa a sapere delle iniziative dell’Associazione?

Può contattare direttamente i volontari che operano in via Carducci e che lo aiutano a prendere un appuntamento con i Servizi Sociali oppure si rivolge direttamente a quest'ultimi che verificano la sua situazione e la segnalano all’Associazione. Questa gli fornirà una tessera per poter ritirare gli alimenti nel giorno stabilito.

Esiste un numero fisso di persone che possono usufruire del servizio o riuscite a fornire alimenti a tutti quelli che vi cercano?

Non esiste un numero fisso di persone.

Chi sono i principali donatori/ partner?

Supermercati (Emisfero, Cadoro, Coop, …), Banco Alimentare di Udine, Scuole (progetto Pane e Tulipani), parrocchie, …

Con che frequenza una persona può venire qua a prendere degli alimenti?

Un assistito può presentarsi alla S. Vincenzo con una frequenza che può oscillare tra una volta ogni quindici giorni o una volta ogni mese, secondo quanto fissato in precedenza sempre su appuntamento.

Luca

Come ti chiami? Quanti anni hai?

Mi chiamo Luca, ho 18 anni.

Perché fai volontariato? Cosa ti ha spinto?

Ho iniziato a fare volontariato perché avevo molto tempo libero e volevo trovare un modo per impiegarlo al meglio; grazie ad un mio amico, che fa volontariato qui alla San Vincenzo, mi sono avvicinato all’Associazione e sono riuscito a trovare un modo per rendermi utile, aiutando altre persone.

Cos’è il volontariato per te?

Il volontariato per me è un modo per aiutare gli altri in maniera gratuita e penso sia un’ottima opportunità per stare in compagnia, conoscere nuove persone, per esempio gli adulti che lavorano con me.

Qual è la parte più difficile nel fare volontariato?

Vedere che certe persone, tra gli assistiti, non prestino molta attenzione alla persona che li sta aiutando dispensando dei generi alimentari, ma siano solo concentrati nel ricevere ciò di cui necessitano.

Invece, secondo te, qual è la parte più bella nel fare volontariato?

Poter aiutare persone che hanno veramente bisogno di aiuto. Soprattutto il sorriso e i ringraziamenti che mi rivolgono quando li aiuto a portare la spesa.

Lo consiglieresti agli amici? Perché?

Sì, perché credo sia un ottimo modo per impiegare il proprio tempo libero.

Il volontariato ha cambiato la tua vita? Come?

No, però ha allargato la mia visione verso gli altri, mi ha aperto la mente, e mi ha reso più altruista.

Che attività del volontariato preferisci?

Stare a contatto con le persone, consegnando loro le borse dei beni alimentari che prepariamo.

Hai fatto altri tipi di volontariato?

No, è la prima esperienza che faccio.

Cosa porti a casa in più dopo una giornata di volontariato?

La sensazione di aver donato il mio tempo per aiutare gli altri e questo è molto soddisfacente.

Una persona che si trova in una situazione di disagio, come può conoscere le iniziative della Associazione?

Può contattare direttamente i volontari che operano in via Carducci e che lo aiutano a prendere un appuntamento con i Servizi Sociali oppure si rivolge direttamente a quest'ultimi che verificano la sua situazione e la segnalano all’Associazione. Questa gli fornirà una tessera per poter ritirare gli alimenti nel giorno stabilito.

Esiste un numero fisso di persone che possono usufruire del servizio o riuscite a fornire alimenti a tutti quelli che vi cercano?

Non esiste un numero fisso di persone.

Chi sono i principali donatori/ partner?

Supermercati (Emisfero, Cadoro, Coop, …), Banco Alimentare di Udine, Scuole (progetto Pane e Tulipani), parrocchie, …

Con che frequenza una persona può venire qua a prendere dei generi alimentari?

Un assistito può presentarsi alla S. Vincenzo con una frequenza che può oscillare tra una volta ogni quindici giorni o una volta ogni mese, previo appuntamento.

Flora

Come ti chiami e quanti anni hai?

Flora, 29 anni.

Perché fai volontariato?

Quello che mi ha spinto è il fatto di voler conoscere realtà diverse e, anche se non sono esperienze lavorative, mi hanno permesso di conoscere meglio le varie attività che svolgono i diversi enti di volontariato presenti nel nostro territorio; poi visto che in quel periodo non avevo ancora un impiego, ho avuto il tempo per informarmi e buttarmi in questa esperienza di volontariato alla Piccola Resi, che si è rilevata essere una bella esperienza e per questo ho continuato a collaborare con le politiche giovanili di Vittorio Veneto.

Cos’è il volontariato per te?

È avere la possibilità di fare ciò che si vuole con il proprio tempo, aiutando altre persone, conoscendo nuove realtà e persone che difficilmente conosceresti e arricchendo te stesso.

Secondo te, qual è la parte più difficile nel fare volontariato?

Beh, secondo la mia esperienza, trovo difficile il termine, cioè nei progetti, che hanno una data di inizio e di fine, come nel mio caso il servizio sociale, a cui ho dedicato un anno. Perché tendi a dare tutto te stesso, affezionandoti alle persone e ai luoghi e quando arriva la fine, effettivamente è difficile dover lasciare.

Invece, qual è la parte più bella?

Sono le persone.

Consiglieresti agli amici l’esperienza del volontariato?

Sì, perché è una bella esperienza e perché può aiutarti a conoscere meglio te stesso. Inoltre, non essendo un lavoro, non hai tutte quelle pressioni che un impiego del genere comporterebbe e riesci a tirar fuori il meglio di te o le tue risorse, aiutando te stesso e anche gli altri.

Il volontariato ha cambiato la tua vita?

Sì, ha cambiato il mio modo di vedere il mondo e mi ha aiutato a capire cosa voglio fare nella mia vita e per questo ho ricominciato a studiare, per prendere la laurea da educatrice giovanile.

Quale attività di volontariato preferisci fare?

Laboratori creativi con i ragazzi, in cui sono loro che possono decidere cosa creare e molto spesso vengono realizzati oggetti che poi vengono regalati alle famiglie.

Puoi raccontarci un’esperienza che ti è rimasta a cuore, durante il tuo periodo di volontariato?

Non ho esattamente un’esperienza che mi è rimasta a cuore, perché tutte quelle cose che ho vissuto, visto e persone che ho conosciuto, durante questo periodo di volontariato, sono state uniche e a cui mi sono affezionata molto. Perciò devo dire che tutta la mia esperienza di volontariato mi è rimasta a cuore.

Hai fatto altri tipi di volontariato oltre a questa alla Piccola Resi?

Sì, ho fatto esperienza al servizio civile e poi ho fatto da animatrice nei centri estivi della Parrocchia

Cosa porti a casa in più dopo una giornata di volontariato?

“Un qualcosa che ti migliora e che ti fa comprendere meglio te stesso”.

Quali sono i valori fondamentali da trasmettere ai ragazzi secondo te?

La libertà. Bisogna lasciare che i ragazzi liberino la loro creatività e le loro idee, ovviamente dandogli una direzione da proseguire, quindi non c’è il "no, non si può fare" ma più tosto il "aspetta e vediamo insieme come si potrebbe arrivare a quello che si vuole far".

Nel complesso, e non tanto in base al tempo giornaliero, per quanto tempo lavori insieme ai ragazzi?

Dipende, varia da progetto a progetto, ma di solito un mese per attività.

Hai avuto una formazione sull’approccio da avere con i ragazzi?

No, però si cerca di vedere le figure di riferimento come modello, osservando il metodo e cercando di imitarlo. Bisogna mettere del proprio.

Magda

Come ti chiami e quanti anni hai?

Sono Magda e ho 18 anni

Perché fai volontariato?

Perché innanzitutto volevo mettermi alla prova, inoltre era un'esperienza che molti amici mi hanno consigliato e ho voluto provarla.

Cosa ti ha spinto? L’invito degli amici?

Sì; più che altro mi dicevano tutti quanti che era una bella esperienza. Ogni persona con cui parlavo me la consigliava e volevo iniziare un’attività con i bambini perché rientra nei miei interessi.

Hai mai avuto un lavoro con i bambini?

A parte il grest con la parrocchia, no.

Da quanto tempo fai volontariato?

Da pochi mesi.

Cosa significa nella tua vita il volontariato?

Aiutare gli altri senza dover pensare a un pagamento, per la sola voglia di aiutare, in particolare stare con i bambini è un’attività che mi arricchisce personalmente.

In questa tua esperienza, qual è la parte più difficile?

Qui alla Mater Dei è difficile inizialmente approcciarsi ai bambini perché hanno una cultura diversa dalla nostra e soprattutto con le mamme che spesso giocano con noi e i loro bimbi. Comunque in pochi giorni, una volta che le mamme ti accettano, avvicinarsi e giocare con i bambini diventa naturale.

Qual è la parte più bella?

La parte più bella è la soddisfazione di essere entrati in confidenza con alcuni bambini che inizialmente non ti ascoltavano e poi invece iniziano a cercarti, ad ascoltarti, a sorriderti, a darti i bacini.

Il volontariato ha cambiato la tua vita in qualche modo?

Sì, mi ha dato una nuova visione delle diverse culture e diversi modi di crescere i bambini; poter approcciarsi a queste culture ti rende una persona aperta ai diversi contesti e non ti rende una persona con concetti fissi e pregiudizi.

Quale attività ti piace di più?

Quando i bambini disegnano. È molto bello perché esprimono e si sfogano, quindi spesso propongo quest’attività.

Puoi raccontarci un’esperienza che ti è rimasta più a cuore?

L’altro giorno quando una bambina mi ha chiesto di leggerle una storia è stato uno dei più bei momenti per me qui alla Mater Dei, soprattutto perché di solito si annoiano quando leggi dei libri; invece questa bambina si è seduta in braccio e ha ascoltato tutte le storie con molta attenzione, si vedeva proprio che era molto rilassata. È stato molto bello.

Quindi hai fatto anche il grest con i bambini?

Sì in parrocchia, ma i ragazzi sono più grandi dei bambini che ci sono alla Mater Dei. Al grest i giochi generalmente sono di gruppo e all’esterno, e quindi molto dispersivo. Invece alla Mater Dei, essendoci meno bambini, riesci a seguire di più il bambino anche singolarmente.

Che cosa porti a casa dopo una giornata di volontariato?

Porto a casa sicuramente la stanchezza ma soprattutto la gioia di vedere i sorrisi dei bambini e delle mamme felici.

Sai se è necessario avere esperienze con i bambini per fare volontariato qui?

Se sai già come approcciarti con i bambini aiuta molto, ma secondo me non è necessario avere già esperienze passate.

Perché ti piace rapportarti con i bambini?

Diciamo che non c’è una ragione particolare, però mi piace fare volontariato qui soprattutto perché i bambini sono piccoli, a loro piace giocare ed è bello stare nel loro mondo almeno per un po’. Inoltre credo sia più facile approcciarsi con loro rispetto ad un adulto, perché per i bambini è sufficiente che ci sia qualcuno con cui giocare.

Qual è la caratteristica personale più importante per riuscire a svolgere questo lavoro?

Innanzitutto non farsi coinvolgere troppo dai bambini perché poi tendi a permettergli di fare tutto quello che vogliono, quindi è importante rimanere fermi in quello che si pensa e in quello che si vuole loro insegnare. Inoltre essere aperti di mente aiuta a capire molte situazioni ed affrontarle con un approccio diverso.

Le mamme sono tanto gelose?

Alcune sì, anche se cercano di non farlo notare, però ci sono anche tante mamme che cercano di avere un buon rapporto con le volontarie e si vede che sono felici se veniamo qui ad aiutarle.

Lo consiglieresti agli amici?

Assolutamente sì, perché i bambini hanno qualcuno con cui giocare e sono contenti. Più persone ci sono, più si divertono.

Serena

Come ti chiami e quanti anni hai?

Serena, 27 anni.

Perché fai volontariato e che cosa ti ha spinto?

Ho iniziato a fare volontariato al liceo, per i crediti formativi. Abbiamo messo in scena uno spettacolo teatro in cui alcuni attori erano affetti dalla Sindrome di Down. Concluse le superiori ho voluto continuare perché mi permetteva di fare nuove esperienze, crescendo e imparando nuove cose.

Hai fatto anche altri tipi di volontariato?

Oltre al GIGV e al progetto comunale “Ripartecipiamo”, ho fatto volontariato con i miei amici dei vari centri per disabili di Vittorio Veneto, l’anno di Servizio Civile in Comune, attività ricreative per i ragazzi della Comunità per minori “La Porta” e la distribuzione dei generi alimentari per le persone in difficoltà.

Cos’è il volontariato per te?

Per me il volontariato è scegliere liberamente di fare qualcosa che non preveda una remunerazione economica, per ragioni di solidarietà e giustizia sociale. È mettersi a disposizione prendendo un impegno serio, dando quello che in quel momento posso offrire.

Qual è la parte più difficile nel fare volontariato?

Per quanto mi riguarda la parte più difficile è rispettare l’impegno preso. Purtroppo nella routine quotidiana si è sempre di corsa ed è facile ritrovarsi a pensare “salto l’attività, tanto è volontariato”. In realtà anche il volontariato è fatto di tempi e luoghi da rispettare e quando si decide di intraprendere un’attività si ha la responsabilità di onorarne l’impegno.

Qual è la parte più bella?

La parte più bella del volontariato è l’inaspettatezza di ciò che riceverai. Quando inizi un’attività sai quello che tu puoi offrire, ma non sai cosa riceverai in cambio. E la scoperta è sempre positiva ed emozionante!

Lo consiglieresti agli amici e perché?

Consiglierei a tutti di sperimentarsi in attività di volontariato fin da giovani, quando si ha più tempo. È un modo per mettersi alla prova, per sentirsi utili e per valorizzare le proprie capacità. Le associazioni e gli enti di volontariato per aiutare le persone in difficoltà, valorizzare l’ambiente e promuovere la cultura sono numerosissime e diversificate!

Quale è stata l’esperienza che ti è rimasta a cuore?

L’esperienza più bella da quando faccio parte del GIGV, non è un’attività precisa ma un effetto collaterale: sono le relazioni umane! In questi di volontariato sono entrata in contatto con tantissime persone con cui mi sono trovata ad interfacciarmi con diverse modalità e ruoli. Questo mi ha permesso di stringere relazioni interessanti ed arricchenti.

Cosa porti a casa dopo una giornata di volontariato?

Stanchezza, gioia, soddisfazione, il sentirsi utili per gli altri e il calore umano.